Arriviamo in auto fino in Val Serenaia, la stretta valle circondata sulla sinistra dai pendii del M.te Pisanino (con i suoi 1947 mt è il più alto delle Apuane) ed i Pizzi Maggiore (1794 mt) e Altare (1745 mt),sulla destra la Cresta Garnerone, che dai 1500 mt della Foce di Giovo sale fino ai 1808 mt del M.te Grondilice, e dritti davanti a noi il M.te Cavallo (1888 mt) ed il M.te Contrario (1791 mt).
Al centro della valle superiamo l'omonimo rifugio gestito, e dopo 200 metri, in corrispondenza di un tornante a destra, c'è il parcheggio dove lasciamo la macchina.
Siamo a quota 1100 mt e dopo aver lanciato uno sguardo intorno a noi ci incamminiamo lungo il segnavia 178, stretto tra il campeggio e il percorso attrezzato per i portatori di handicap, perfettamente cementato e completo di cartelli esplicativi anche in brail.
Dopo circa 200 mt iniziamo la salita all'interno di un fitta faggeta che sale ripida per quasi 1 km, fino ad attraversare il Rio Sabuco circa 200 metri più in alto dove facciamo decisamente il salto di qualità. Ora infatti il sentiero taglia perpendicolare le curve di livello lungo il pendio boscoso del Pizzo Altare. La faticosa salita è però molto suggestiva, sono infatti molti gli affioramenti rocciosi che dobbiamo aggira, scavalcare o addirittura quasi scalare quando si presentano sotto forma di pareti quasi verticali, talvolta scolpite a scalini dal tempo e dal ghiaccio, con tratti anche attrezzati con corde d'acciaio per aiutarsi. Giungiamo a quota 1550 mt quando lasciamo il bosco ma non la salita, che prosegue per altri 100 mt tra scogli emersi, enormi pezzi di pietra che si sono staccati dai Pizzi e fratture e grotte verticali che soffiano aria fresca come bocchette dei condizionatori.
Ora il sentiero si fa pianeggiante; siamo proprio sotto la parete verticale del Pizzo Altare con i suoi evidenti spacchi lineari, quasi ricomponibili con i massi a cui passiamo attorno.
Un centinaio di metri più avanti inizia nuovamente il bosco e poco dopo ci fermiamo a mangiare in una splendida terrazza naturale che affaccia sul Pisanino e sui Pizzi. Molto emozionante è stato da qui, sentire i belati di un caprone di montagna, per poi vederlo comparire sulla cima della piccola striscia verde stretta tra le due scogliere dei pizzi ed entrare in una grotta pochi metri sotto la vetta. Ripuliamo per bene e ripartiamo sulla discesa che in mezz'ora ci porta ad intravedere tra gli alberi sotto al sentiero, l'inconfondibile sagoma giallo canarino del bivacco K2, importante riparo soprattutto invernale quando è facile essere sorpresi da una bufera d'alta quota. Altri 300 mt circa all'interno della faggeta ci portano all'incrocio con il sentiero 180 con cui, attraversando i 50 metri di massi del ravaneto della ex Cava 27, giungiamo al Rifugio Orto di Donna. Raggiungibile solo a piedi, offre oltre alle camere anche bar, ristorante e corsi di arrampicata.
La pista sterrata che gli passa di fronte fa parte dei percorsi della cava e non rientrano nella sentieristica, dobbiamo girare a destra e passare al di sotto dell'edificio per entrare nuovamente nel bosco ed intraprendere le 2 ore circa di costante discesa che ci porta ad un altro enorme ravaneto, largo più di 100 metri. Fortunatamente lo costeggiamo a destra su di un pianoro che dopo poco termina così come il bosco, affacciandosi sulla nuova Cava ancora aperta. Ricomincia la discesa che lambisce la Cava attraverso fitti cespugli di lamponi, purtroppo sono pochi quelli maturi, fino a giungere sulla strada asfaltata proprio sopra il Rifugio Val Serenaia, che, seguendola a destra per 150 metri, ci porta dritti dritti al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Il percorso è lungo 9 km percorribili in circa 5,5 ore, senza corse e godendosi le meraviglie offerte da questi luoghi.
Buona escursione
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